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ricucire le crepe

domenica, Ottobre 23rd, 2011

Chi non si e’ ancora accomodato in qualche angolino di questa societa` in decomposizione accelerata, ed e` quindi ancora alla ricerca di una dimensione piu` esplorativa dell’esistente, fara’ meglio a drizzare le uege.

L’esistente e’ sconfinato, e non basterebbe una vita per esplorarlo tutto: per questo abbiamo bisogno di appigli, di una buona mappa – dove siano indicati gli angoli pulsanti, perche` tutti sappiamo che non sara` in mezzo alla noia di un deserto relazionale che troveremo il bandolo della matassa .

Gli appigli sono quello spazio di condivisione in cui si puo` sperimentare una relazione. Essere pronti a cogliere gli appigli diventa una qualita` importante quando ti trovi di fronte a muri impenetrabili.

Ma cogliere gli appigli implica una certa pratica, e liberta`, mentale. Intanto occorre guardare al di la’ del proprio naso. In seconda istanza, per sperimentarsi insieme occorre disporre del proprio tempo. Inoltre, implica avere del coraggio, qualita` assolutamente non richiesta quando si rimane in tutto e per tutto all’interno dei meccanismi della societa` ordinaria – esercizi di teoria e prassi della rivoluzione, a parte.

L’iperflusso di informazione che ci turbina intorno porta inoltre i piu` all’immobilismo, a perdere di vista un loro punto di partenza. Tanto piu` sono frastornati da notizie e informazioni, tanto piu` si ritengono impegnati e solidali con questo o con quello, e tanto piu` si ritrovano sempre allo stesso punto: ad esser maligni, uno potrebbe pensare che in fin dei conti, gli va bene cosi… ma non siamo maligni (non e’ vero) e preferiamo pensare che, nonostante gli anni passino in fretta e nulla di buono sembra profilarsi all’orizzonte, le cose stiano andando per il meglio: la crisi che acuisce i conflitti sociali, la val susa dove c’e’ una valle intera in lotta, ed altre amenita’ del genere buone giusto per le litanie della domenica.

Chi non trasmette nessuna scintilla vitale (chiamo cosi’ quell’unione instabile tra teoria e pratica, amore e odio, passione e razionalita’) deve essere un morto che cammina… non sta a noi donargli la vita; ma son certo che a lungo andare, convivere lungo tempo nelle vicinanze di tali mostri sia altresi’ nocivo. Occorre disfarsene al piu` presto.

Trovare il proprio punto di partenza, e da li’ delineare il proprio percorso e’ l’unica chiave che puo` permetterci di entrare in relazione con gli alri. Prescindendo da questo, si arriva al triste rituale in cui, non sapendo che cazzo dirsi, perche` non sai chi hai davanti, invece di passare del tempo a conoscersi, trovare ognuno gli appigli negli altri, investire delle energie in qualcosa che potra’ dare i suoi frutti, c’e’ sempre chi “spinge l’acceleratore”. La macchina non e’ ancora partita, i pezzi sono ancora smontati ma intanto ti sorbisci un primo pippone. Poi un secondo. Si alternano i vari maniaci della parola, fino allo sfinimento.

Basterebbe metterli a tacere, gli “oratori”. Ma il silenzio che si produce, genera ansie. Ecco li’ le prime crepe… nervosismo che monta… Stare in silenzio per dieci minuti, ognuno a pensare al proprio, di filo logico, magari dopo aver ricevuto un qualche input; e solo dopo, parlare.

In caso di gravi intossicazioni, specie croniche, da parlantina propongo che il silenzio sia protratto piu` a lungo possibile. Dopo, supponiamo, un’ora di silenzio, la prima cosa che ascolti deve essere sensata se no ti girano veramente i coglioni. E di questo se ne accorgera’ anche il parlatore piu` incallito.

Per comunicare ci vuole un minimo di concentrazione ed attenzione. Per informare non e’ richiesto nulla, Se i momenti di socialita` che ancora riusciamo a ritagliarci vengono rintuzzati da aggiornamenti sulla situazione X,Y,Z. Resoconto dei fatti. Informazione, informazione e ancora informazione, allora c’e’ un grave problema. Qualcuno deve aver confuso la propaganda del fatto con il fatto della propaganda.